Residenzialità diffusa e inclusione sociale: intervista a Ilaria Avoni, Presidente di “Piazza Grande”
La gestione di alloggi di edilizia residenziale pubblica e sociale è a tutti gli effetti un fatto relazionale che richiede una attenzione al rapporto con gli inquilini e le comunità di abitanti. ACER Bologna con il progetto “ACER Sociale” ha intensificato le collaborazioni con soggetti del privato sociale e dell’associazionismo interessati al tema dell’abitare collaborativo e con finalità di inclusione sociale. Ne parliamo con Ilaria Avoni presidente di Piazza Grande, cooperativa sociale che da tempo si occupa della gestione sociale di alloggi destinati all’inserimento sociale e abitativo di persone fragili secondo i principi dell’Housing First
Quanto è centrale oggi il tema della residenzialità diffusa in rapporto a finalità di inclusione sociale di soggetti fragili? Come nasce e si sviluppa questa attenzione all’abitare?
Il tema della residenzialità diffusa è centrale nei nostri progetti di inserimento abitativo di adulti in grave emarginazione adulta, famiglie in emergenza abitativa e migranti: è infatti uno dei principi del modello Housing First a cui ci ispiriamo. L’accoglienza diffusa è lo strumento scelto per affermare il diritto all’abitare e ridurre il rischio di ghettizzazione, permettendo un lavoro di integrazione sociale nel contesto abitativo e nel quartiere.
Intravedi una contrapposizione tra le forme di residenzialità istituzionalizzata e quella che si basa sugli alloggi ordinari? Quali sono i vantaggi di una politica di inclusione sociale realizzata tramite l’abitazione “ordinaria” pubblica o privata?
L'accoglienza istituzionalizzata ordinaria e di bassa soglia è fatta di “soglie” per quanto basse: orari di ingresso e di uscita, convivenza forzata e non scelta, temporalità dell’accoglienza, scarsa possibilità di personalizzazione degli spazi e non sempre prevede la possibilità di uso cucina. Il rischio effetto ghetto che si somma a quello di istituzionalizzazione e di conseguenza cronicizzazione con ingressi e uscite che si ripetono è purtroppo un’evidenza nonostante il lavoro degli operatori e delle operatrici e lo sviluppo di una sempre più diffusa attenzione al lavoro di comunità. La dimensione della casa permette invece di riconoscersi ed essere riconosciuto come cittadino e cittadina, restituisce un potere di scelta rispetto agli spazi, al cibo, all’uso del tempo, risponde non solo al bisogno di un tetto, ma a quello di casa, spazio intimo ma che ci permette di aprirci alla relazione.
Perché è così importante la casa?
In tutti i nostri progetti la casa è il punto di partenza per un lavoro di accompagnamento a 360 gradi delle persone inserite (gestione casa e convivenza, inclusione nel territorio, salute, lavoro, socialità…). I percorsi non sono standardizzati, ma costruiti a partire dai bisogni e dai desideri delle persone e portati avanti insieme alle persone e al servizio di presa in carico.
Quali sono i servizi essenziali che è necessario attivare in progetti di residenzialità diffusa? Ritenete siano importanti le forme di partnership con altre organizzazioni di welfare pubbliche e private?
L’accompagnamento della persona nel suo percorso di riconoscimento e intervento sui bisogni rispetto a casa, lavoro e socialità non si esauriscono nel supporto all’abitare e al supporto manutentivo e amministrativo ed educativo o nella cura delle relazioni di vicinato, ma devono prevedere l’accompagnamento e l’aggancio ai servizi del territorio e alle diverse realtà presenti nel quartiere che offrono occasioni di incontro e socialità. Tra le collaborazioni più interessanti citiamo il progetto sperimentale di integrazione sociosanitaria che ha visto l’equipe di Hf lavorare fianco a fianco con uno dei CSM del territorio: oltre ad equipe integrate è stato possibile svolgere insieme al personale infermieristico, domiciliari negli appartamenti in modo da rendere meno impersonale e lontano il servizio specialistico.
In che modo all’interno dei vostri progetti viene attivata, sostenuta, stimolata la capacitazione individuale e la dimensione collaborativa tra gli abitanti?
Il modello capacitante informa i nostri progetti perché la persona è riconosciuta come protagonista del percorso che viene attivato. Vengono rispettati i suoi bisogni e i suoi tempi. Gli operatori non impongono regole all’interno degli appartamenti ma facilitano nelle assemblee di appartamento l’emersione di bisogni, di problemi e conflitti e accompagnano le persone ad affrontarli e gestirli e a costruire le regole della convivenza.
Tenuto conto che una casa è sempre inserita in un contesto territoriale più ampio, in che modo affrontate il tema del rapporto con la comunità di luogo, il contesto abitativo nel suo complesso, il quartiere?
Noi partiamo dal presupposto che la grave emarginazione non è un problema individuale, l’esito funesto di mancanze e fragilità personali, bensì un problema sociale che riguarda un sistema economico e sociale costruito sulle disuguaglianze. E’ fondamentale quindi prendere in considerazione entrambi i lati della medaglia e quindi accompagnare la persona senza dimora e allo stesso tempo lavorare sul contesto territoriale. Il lavoro di comunità è forse la parte più sfidante e difficile per le equipe dei progetti di inserimento abitativo.
Dalle case popolari al tricolore: la pugile della Bolognina è campionessa italiana
Pamela Malvina Noutcho dedica il la vittoria del titolo italiano dei pesi leggeri alle case popolari Acer della Corte 3
La sua è una storia di riscatto, integrazione, coraggio, forza e voglia di farcela malgrado le condizioni di partenza non fossero le più favorevoli. La sua storia è la dimostrazione che anche chi parte in svantaggio può arrivare primo al traguardo. E lei, partita dalle case popolari della Bolognina, è salita sul gradino più alto del podio aggiudicandosi il titolo italiano dei pesi leggeri di boxe.
A incrociare i guantoni con le difficoltà della vita la pugile di origini camerunense (ma ora bolognesissima) Pamela Malvina Noutcho ha incominciato presto, con un determinazione che sta dando i suoi frutti migliori. Arrivata in Italia a otto anni, dopo gli studi a Perugia, si è trasferita a Bologna dove lavora come infermiera al Maggiore. Vive in Bolognina in una casa Acer e da otto anni si allena nella popolare palestra della società sportiva Bolognina Boxe sotto la guida del tecnico Alessandro Dané.
Pamela si è anche esibita sotto gli occhi dei suoi vicini di casa e dei tanti fan che la seguono: dallo scorso anno sono state organizzate diverse serate nelle corti degli edifici Acer della Bolognina con l’allestimento di un regolamentare ring su cui si sono esibiti dilettanti e professionisti con un grandissimo seguito di pubblico.
Ed è proprio alla sua gente e alla città che l’ha accolta che la campionessa ha voluto dedicare il titolo italiano conseguito a Casoria l’8 settembre dopo aver ottenuto la cittadinanza nel 2022. “Questa vittoria la dedico anche alle case popolari della Corte 3 dove ho fatto il debutto da professionista, ho sempre sentito di avere con me una città che mi supportava”, ha dichiarato l’atleta trentunenne. Una grande soddisfazione per Acer, che lavora non solo per dare case a chi ha meno risorse ma anche per permettere la realizzazione di storie di integrazione e di successo come questa.
Nuove opere di street art in arrivo. E non solo sui muri delle case popolari
La bellezza, la creatività e la capacità comunicativa della street art sui muri di tanti palazzi di edilizia residenziale pubblica delle periferie bolognesi entusiasma anche i privati. Sul modello e “per contagio” di alcune opere realizzate lo scorso anno sui muri anonimi di alcuni edifici popolari di via Giuriolo, i ragazzi del collettivo Blq hanno appena concluso un nuovo murales sulla proprietà di un privato in via Zaniboni, in continuità con quelli dell’attigua via Giuriolo.
Gli artisti Draw e Ambo (fumettisti di vaglia, il primo è figlio dell’indimenticato Magnus) ripropongono il personaggio di gatto Burdigone che racconta un mini-storia e, come sulla parete dell'edificio Acer realizzata nel 2022, il disegno si svolge in chiave fumettistica, proprio per rendere un senso unitario di dialogo tra i disegni sugli stabili. Il personaggio Burdigone, come aveva accennato sulla parete precedente, racconta di sue esperienze “strane”, quasi ai confini della realtà, e del suo mondo fantastico.
Si tratta di una realizzazione artistica piuttosto unica, che potremmo definire crossmediale perché il disegno a fumetti parte dal muro e probabilmente approderà sulla carta in un albo e poi, chissà, magari sullo schermo in un cartone animato…
Intanto, in attesa delle prossime avventure di Burdigone, sono partiti e si potranno ammirare in progress fino al 16 ottobre i lavori di ripristino con abbellimenti di street art di alcune palazzine di via Martelli realizzati sempre dal collettivo Blq. Il progetto di Urban Art dedicato all’Arte di strada, denominato Block The Wall e giunto alla Tredicesima Edizione, viene realizzato con il sostegno di Acer e del settore Cultura e Creatività del Comune di Bologna.
Come contattare l'URP di Acer
Il presidente Bertuzzi illustra nel video seguente come contattare l'URP di Acer.
https://www.youtube.com/watch?v=GlYRlMqNC8w
Come consultare le bollette on line
Il breve video seguente illustra come sia possibile consultare le bollette online.
Dove sorsero le prime case popolari ora nascono gli alloggi del nuovo millennio
Sta per essere ultimato l’edificio di edilizia residenziale pubblica che sorge all’angolo tra le vie Serra e Albani, in Bolognina, a due passi dal centro storico, proprio nel punto in cui oltre cent’anni fa vennero costruite le prime case popolari di Bologna. E’ proprio qui, infatti, che è iniziata la lunghissima storia dell’edilizia residenziale cittadina, a seguito della nascita – nel 1906 – dello Iacp, l’Istituto autonomo case popolari predecessore dell’attuale Acer. Un’istituzione frutto dell’ingegno, visionario ma concreto, di sindaci come Giuseppe Tanari e poi come Francesco Zanardi, ricordato come il “sindaco del pane”, ma anche della casa.
Al posto dell’edificio quasi concluso fino a poco prima del Covid c’era un buco, una voragine di detriti su cui si erano fatte strada le sterpaglie nel corso di tre decenni. Quando finalmente è stato dato il via ai lavori per la costruzione di un nuovo edificio, ci sono stati rallentamenti dovuti all’attenzione che Acer riserva alla prevenzione delle infiltrazioni mafiose. Questo cantiere è diventato, infatti, anche il simbolo della lotta contro la corruzione condotta dall’Azienda Casa in quanto l’amministratore dell’impresa che si era aggiudicata l’appalto nel 2017 era stato poco dopo raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare nell’ambito di un’indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia e quindi Acer aveva subito rescisso il contratto e ne aveva stipulato uno con la società classificatasi seconda nella graduatoria di merito.
A seguito del ricorso fatto della società esclusa, benché già raggiunta da due interdittive antimafia, Acer ha ottenuto ragione prima dal Tar della Campania e poi dal Consiglio di Stato, che hanno sancito la correttezza dell’operato dell’Azienda Casa nell’attività di prevenzione della corruzione e delle infiltrazioni mafiose. Una sentenza che ha fatto scuola, quella del Consiglio di Stato, perché per la prima volta ha sancito che scopo primario delle disposizioni in materia di codice degli appalti e leggi antimafia è di prevenire i rischi e non di sanzionare eventuali condotte illecite, di competenza della giustizia penale. Correttamente, quindi, Acer Bologna ha interrotto i rapporti nel momento in cui la società appaltatrice è finita sotto indagine, a prescindere da quella che sarebbe poi stato il giudizio penale, con il solo fine di evitare che un ente pubblico si trovasse ad avere rapporti con soggetti la cui posizione sul mercato risulti alterata da influenze da parte del crimine organizzato. Una sentenza di cui siamo orgogliosi.
Nelle immagini qui sotto l’area compresa tra le vie Serra e Albani prima e dopo la realizzazione del nuovo edificio di alloggi popolari.
Prevenire la muffa in casa in cinque mosse
Con l’arrivo della stagione più umida e fredda si ripresenta il problema della muffa che “fiorisce” sulle pareti di casa, specie se non si adotta qualche piccolo accorgimento di igiene domestica.
In questo video vi diamo cinque semplici consigli per evitare la formazione di muffe sulle pareti.
La gestione “sociale” degli alloggi di edilizia residenziale pubblica
Manutenere, accrescere e migliorare un ingente patrimonio abitativo al servizio di fasce di popolazione maggiormente esposte a condizioni di fragilità rappresenta un impegno che non può essere trattato unicamente con gli strumenti dell’ordinaria amministrazione. Per questo nascono le progettualità con finalità sociali che compongono il caleidoscopio di iniziative del settore “ACER Sociale”.
Queste progettualità di “abitare sociale” vengono realizzate solitamente in collaborazione con il Comune di Bologna e altri Comuni della Città Metropolitana, i Quartieri cittadini, altri soggetti pubblici e privati interessati a valorizzare la qualità dell’abitare e delle relazioni nei contesti di edilizia pubblica.
Le politiche abitative e politiche sociali sono parte di un sistema integrato di welfare comunitario e vanno analizzate di concerto in modo da migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema nel suo complesso, anche introducendo elementi innovativi, proprio a partire dai servizi abitativi che devono operare in maniera integrata con il sistema dei servizi sociali e sanitari territoriali. Il programma “Microaree per la promozione della salute” che vede la collaborazione di ACER Bologna con Comune di Bologna e ASL della Città di Bologna va esattamente in questa direzione.
Il ruolo dell’ACER di Bologna evolve sempre più verso il modello del “gestore sociale” (mediazione sociale, progetti di integrazione, casa e disabilità, azioni per l’ageing in place e l’accompagnamento sociale all’abitare, azioni di pedagogia dell’abitare). Non è sufficiente offrire un alloggio, come il periodo di emergenza sanitaria ha dimostrato, ma è necessario creare le condizioni per una reale coesione sociale e per servizi di prossimità soprattutto rivolti alle categorie di inquilini più fragili, tra cui gli anziani e le persone disabili.
La fragilità demografica o sociale dei nuclei spinge nella direzione di una maggiore attenzione agli aspetti sociali. A livello metropolitano, il 18,6% degli assegnatari vive all’interno di nuclei in cui sono presenti anziani ultra-80enni senza assistenza, mentre il 13% in nuclei con componenti seguiti dai servizi sociali. Circa l’1% dei nuclei assegnatari presenta entrambi i fenomeni. Il fenomeno degli anziani ultra-80enni senza assistenza ha maggiore incidenza nel comune capoluogo e nei comuni di prima cintura, dove la quota sul totale dei nuclei residenti tocca il 19-20%, ovvero sostanzialmente 1 nucleo su 5.
Le attività ad alto valore “sociale”, realizzate nei diversi comparti di edilizia residenziale pubblica e sociale sono complesse e articolate : la tutela e cura degli spazi comuni; la mediazione sociale, culturale e dei conflitti; la promozione/attivazione di percorsi di protagonismo degli abitanti; il sostegno e supporto alla popolazione più anziana e/o a nuclei mono genitoriali attraverso progettualità mirate all’integrazione e alla creazione di reti di aiuto e mutuo aiuto; la promozione della responsabilizzazione e delle capacità da parte degli abitanti di avviare e mantenere nel tempo attività di referente condominiale, anche nella forma collettiva del Comitato di residenti.
Nell’ambito delle attività di “ACER Sociale” assume una rilevanza fondamentale il tema della comunicazione pubblica e sociale. Acer Bologna deve trasmettere contenuti tecnici complessi a un pubblico eterogeneo che molto spesso non dispone di strumenti culturali adeguati a decodificarli. Per questo continuiamo a prestare molta attenzione alla costruzione di campagne formative e informative per indurre o dissuadere determinati tipi di comportamenti connessi all’abitare sociale. Quando è possibile e tecnicamente fattibile ACER Bologna dà voce agli abitanti. Lavoriamo alla produzione non solo di video–tutorial per la formazione ma anche di contenuti multimediali basati sulle testimonianze e sui racconti di chi abita all’interno dei fabbricati di edilizia pubblica.