La storia del canale Reno a Bologna: dall’antichità all’era moderna


25 Giugno 2024|4 Minuti

Il fiume Reno ha giocato un ruolo cruciale nella storia di Bologna, con derivazioni d’acqua documentate già nel 1191, e probabilmente attive fin dall’XI secolo. Nel 1208, un accordo tra i Ramisani e il Comune portò alla costruzione di una nuova chiusa e di un canale che attraversava la città lungo l’attuale via Riva di Reno, con raccordo al canale delle Moline nel XIII secolo.

La prima chiusa in pietra e laterizi risale alla seconda metà del XIII secolo, con resti visibili presso la Casa del Custode. Nel 1325 fu costruita una nuova chiusa nella posizione attuale, soggetta a riparazioni a causa delle piene del Reno e delle guerre.

Le acque del canale di Reno furono essenziali fino all’inizio del XX secolo per alimentare gli opifici del quadrante nord-occidentale di Bologna, fornendo energia idraulica, nonché per i lavatoi e persino una vasca natatoria pubblica, il Bagno del Reno, costruito nel 1889 in via della Grada. Fino al XIX secolo, il canale scorreva scoperto; nei primi anni del XX secolo, fu coperto tra via Nazario Sauro e via Galliera, con la copertura completata negli anni ’50.

Dal 1580, si segnala la concessione per la costruzione di una casa matta murata sopra il Canale di Reno, utilizzata come edificio idraulico con una grande volta in pietra visibile ancora oggi su viale Vicini. Questa volta è rappresentata nella Pianta prospettica di Bologna affrescata nel 1575 per papa Gregorio XIII.

Nel 1681, Giovanni Battista Mengarelli richiese di costruire una Conceria (Pellacaneria), realizzata nel 1683 come Opificio della Grada. Questo stabilimento utilizzava una ruota a palette per azionare attrezzature necessarie alla concia delle pelli, trasformandole in cuoio di alta qualità. Il processo conciario prevedeva diverse fasi: rinverdimento, macerazione e concia vera e propria, seguite dall’asciugatura delle pelli all’aria.

Nel 1724, l’edificio fu venduto da Luca Mengarelli al cardinale Pompeo Aldrovandi, il quale destinò gli utili della conceria al Capitolo di San Petronio. La conceria fu poi acquistata nel 1791 dal Corpo degli Interessati del Canale di Reno (ora Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno) per regolare meglio il flusso dell’acqua. L’attività conciaria proseguì fino al 1841, quando l’edificio fu trasformato in molino da grano, e successivamente in pila da riso nel 1867.

Nel 1870, l’edificio fu dotato di illuminazione a gas, e nel 1892 un incendio distrusse la parte centrale che portò alla sua parziale ricostruzione. Nel 1898, l’Istituto Ortopedico Rizzoli utilizzò parte dell’edificio per una centrale idroelettrica, attiva fino al 1926. Negli anni ’90 del Novecento, il Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno ristrutturò l’immobile, destinandolo a sede dei Consorzi di Reno e Savena, con uffici, sale di riunione e archivi storici.

Dal 1998, i meccanismi di manovra del canale furono rinnovati e fu realizzata una ruota verticale con finalità didattico-divulgative. Tra il 2018 e il 2020, una vasta porzione dell’edificio fu recuperata per accogliere l’Opificio delle Acque – Centro Didattico Documentale, dedicato a attività culturali, espositive e didattiche sulla storia idraulica della città e sull’uso sostenibile delle risorse idriche.

(riferimenti www.bolognatoday.it/attualita/canale-reno-scoperchiato.html www.opificiodelleacque.it/ )